Parigi, 1 luglio 1789
Il caldo afoso di quell’inizio di luglio appiccicava le divise blu alla pelle dei soldati della guardia francese. Erano stanchi e non solo dei pesanti turni davanti al palazzo dell'Assemblea in cui, da circa un mese, si discuteva del destino che avrebbe attraversato il popolo francese… erano combattuti tra la loro volontà di combattere contro quella monarchia che li opprimeva, che sacrificava la loro vita per i piaceri di una corte che viveva nel lusso più sfrenato e l’eseguire gli ordini che i superiori impartivano. In quei giorni, però, il loro Comandante era ‘assente’, aveva la testa altrove, lontana dai dispacci e dalle carte da firmare.
Oscar, la sera precedente, era
andata dal medico di famiglia, il Dottor Larsonne. Le sue parole erano
state chiare: la sua paziente era gravemente malata e doveva al più
presto mettersi al riposo. Lei l’aveva immaginato dal sangue che le usciva
dalla bocca pallida ogni volta che tossiva. Non sapeva che fare: voleva
parlarne con qualcuno che la potesse aiutare, se fosse stato possibile,
ma preferiva che la situazione restasse com’era; avevano bisogno di lei,
specialmente in quel periodo di forti tensioni, e lei non poteva, non voleva
tirarsi indietro anche se forse era necessario…
Attraversando il vialetto di
ciottoli del Palazzo Jarjayes si rese conto di tutte le cose, anche quelle
più piccole, che la circondavano. Chissà come sarebbe stato
non rivedere più la sua casa, i suoi affetti.
Portò César nelle
scuderie ed entrò a casa. Tutto era così nuovo e allo stesso
tempo così familiare… adesso che guardava tutto con gli occhi di
una donna che aveva a malapena sei, forse sette mesi di vita.
Nanny le andò incontro.
“Buonasera cara Oscar, com’è
andata oggi?”
“Bene Nanny, grazie”
“Oh! Piccola! Ma voi siete
così, così pallida…” disse squadrandola in volto come per
cercare qualche traccia di ciò che la sua bambina aveva.
“State tranquilla Nanny, sto
bene…”
Ma appena terminò la
frase, cadde a terra svenuta.
Nanny chiamò subito
Madame De Jarjayes e alcuni servitori che, di peso, la portarono in camera
sua.
“Dicevo io che avevate qualcosa
Madamigella!” diceva Nanny, singhiozzando, con un fazzoletto in mano e
con gli occhi pieni di lacrime.
Le due donne erano al capezzale
di Oscar, che intanto si era ripresa ma si sentiva stanca, spossata.
L’indomani Nanny si recò
in caserma, cosa che ormai faceva da tempo, per rivedere suo nipote e per
informarlo della salute della sua amica.
“Oh André! Sapessi cosa
è successo ieri! Madamigella Oscar si è sentita male!”
“Cosa?!?”
“Si, sicuramente sarà
stato il caldo afoso di questo periodo!”
“Ecco perché stamattina
non è venuta…”
“Si André”
“Ascolta nonna, cercherò
di ottenere una licenza per qualche giorno. Tu avvisa Oscar che presto
la raggiungerò”.
Nanny rimase un po’ stupita
dalle parole del nipote, ma preferì annuire e non dire niente.
“C’è proprio l’urgenza
di far venire il Dottor Larsonne? Guardate madre, adesso sto bene, non
c’è neanche la necessità che io rimanga a letto… e poi, i
miei uomini…”
“Oscar, è inutile insistere:
il dottore verrà qui e ti visiterà”
“Ma io non…”
Madame De Jarjayes uscì
dalla stanza chiudendo la porta alla proprie spalle.
“E adesso che cosa faccio?
Come farò a nascondere a tutti che sono malata se il dottore verrà
qui a visitarmi?”
Dopo circa un’ora Isabel aprì
il portone del Palazzo. Accompagnò subito il medico nella camera
della sua signora dove erano riuniti Mme De Jarjayes, il Generale, Nanny
e qualche cameriera, tutti preoccupati.
“Scusate, vi pregherei di lasciare
la stanza mentre che io visito Madamigella”
“Prego, fate pure” dissero
allontanandosi lentamente.
Il dottore, con immensa meraviglia
di Oscar, prese una sedia e si accomodò vicino al letto.
“Madamigella..”
“Si?”
“Madamigella, perché
non volete rivelare il motivo del vostro svenimento?”
“Vi prego di non dire niente.
Non voglio che si preoccupino per me”
“Ma cosa dite! Avete ormai
pochi mesi di vita e fate questi discorsi? Io … io non vi capisco proprio…”
“Avete ragione, ma io non posso…
il mio reggimento ha bisogno di me”
“Scusate Madamigella, ma è
più importante la vostra vita o il vostro reggimento?”
“…”
“Madamigella” disse facendosi
più serio “le cose sono due: o dite a tutti che avete la tisi oppure
sarò costretto a parlare con loro…”
Oscar lo fulminò con
gli occhi.
“Vedete, io vi conosco dalla
vostra più tenera età e mi dispiace tutto ciò; ma
vedete, secondo me questa è la cosa migliore”.
Lo sguardo di Oscar, di fronte
alle lacrime mal celate del medico, si addolcì.
“Va bene, farò come
mi si chiede. Per favore, parlatene voi con gli altri…”
“Come volete voi”
La salutò e uscì
dalla stanza.
“Allora dottore… come sta?”
disse Nanny piangendo.
“Ehm… Madamigella Oscar non
sta molto bene…”
“Che cosa vuole dire con questo?”
aggiunse il Generale Jarjayes che intanto era tornato da Versailles il
più presto possibile quando aveva saputo la notizia della figlia.
“Vedete, vostra figlia sta
molto male… per il suo male purtroppo non possiamo fare niente… sua figlia
ha la tisi, Signor Generale, una malattia per la quale fino ad ora non
si è trovato nessun rimedio. Mi dispiace, ma ormai le rimane molto
poco da vivere, solamente sei o sette mesi al massimo”.
“Che… cosa…? Mia figlia… la
tisi? No, non è possibile…”
“Purtroppo è così”
Nella stanza calò un
silenzio funereo. In quel momento qualcuno bussò.
“André…” disse Nanny
abbracciandolo e piangendo.
“Che c’è nonna? Dov’è
Oscar?”
“Oscar… è… è
in camera sua…”
André salì lo
scalone, attraversò il corridoio finché non bussò
alla porta della camera di Oscar.
“Avanti!”
“Oscar… cosa… cosa ti è
successo…? Stamattina la nonna mi ha detto che ieri ti sei sentita male,
e allora…”
“André…”
“Si?”
“Non ti ha detto niente il
dottore?”
“No. Appena sono entrato sono
subito venuto qui”
“Bene, allora dovrò
dirtelo io”.
“Dirmi cosa?”
“André… ho… ho la tubercolosi”
“Cosa!?”
“Si André, sono malata,
mi rimane poco tempo da vivere”
André, rimasto paralizzato
per la sorpresa, non sapeva ne' cosa dire, ne' cosa fare: sapeva solo che
Oscar, il suo amore, stava morendo e che lui non avrebbe potuto far niente
per aiutarla, per cambiare quella situazione. No, non era giusto! Non era
affatto giusto! Eppure… eppure doveva fare qualcosa: ma cosa?
Si avvicinò al letto
sul quale la donna era seduta e prese posto su una sedia lì vicino,
la prese per mano, dolcemente:
“Oscar…”
disse mentre lei guardava dall’altro
lato: forse per celare qualche lacrima, forse per l’emozione provata.
“Oscar, ricordati che io ti
starò sempre vicino; ci sarò sempre se vorrai. Io… starò
con te, se me lo permetterai… mi prenderò cura di te”.
“Grazie André” disse
lei dolce, sincera.
Si guardarono negli occhi.
“André! Oscar! E’ ora
di cena” disse Nanny entrando in camera di Oscar.
“Va bene. Stiamo arrivando”
disse Oscar.
“No Oscar, tu rimani qui”
“Ma…”
“Non preoccuparti Oscar, più
tardi, se sarai ancora sveglia, ti farò un po’ di compagnia”
“Va… bene…” disse lei arrossendo.
André uscì dalla
stanza.
Oscar rimase seduta sul letto,
rossa in volto. Ma che le stava succedendo da un paio di mesi a questa
parte? Si, aveva capito di essere innamorata del suo migliore amico già
da qualche tempo, ma non immaginava mai di potersi trovare in imbarazzo
in semplici situazioni come queste. E poi… passare la notte con un uomo…
ci rifletteva spesso ultimamente, più spesso di quando era innamorata
di Fersen, quando si chiedeva, un po’ curiosa e un po’ spaventata allo
stesso tempo, come sarebbe stato. Ma adesso si rendeva conto che era una
cosa normale… per un uomo e una donna che si amano; ma si agitava quando
per caso ci pensava. Però… però adesso stava morendo… e ormai
non poteva, non doveva più chiudersi in se stessa, proteggersi con
la sua corazza di orgoglio come aveva fatto sempre. Adesso doveva approfittare
di tutto ciò che, in un modo o nell’altro, il destino gli donava.
“André… chissà
se tu…”
Chissà se tu mi ami
ancora ? Ma certo Oscar… certo che ti ama… con tuo padre… l’altro giorno…
non ricordi cosa ha detto… “la donna che io amo”… e allora Oscar, cosa
aspetti? Cosa aspetti a prendere la palla in balzo?
Questi soliloqui erano ormai
diventati frequenti, e non per una probabile mancanza di sanità
mentale - anche se Oscar ultimamente si sentiva molto diversa da quella
che comandava i Soldati della Guardia Reale - ma perché aveva bisogno
di consigli, di un qualche aiuto che la potesse guidare all’interno del
suo cuore, della sua femminilità repressa da anni.
Si distese sul letto. Le mani
incrociate dietro la nuca.
“E adesso… che cosa succederà?”
Fine 1° parte
Cetty